Alberto Tallone (1898-1968), editore e tipografo di grande notorietà, viene considerato «il propugnatore della tipografia pura» grazie alla composizione a caratteri mobili chiara e rigorosa che ha contraddistinto la sua attività negli anni e che ancora oggi ritroviamo nei lavori dei suoi eredi.

La storia

Nel 1938 Tallone fonda a Parigi una casa editrice, acquistando dai suoi maestri Léon Pichon e Maurice Darantière torchi e ampie dotazioni di prestigiosi caratteri di cassa. Una decina di anni dopo Tallone crea un proprio carattere, inizialmente definito Palladio e che prenderà in seguito il suo nome. Dal 1960 la Alberto Tallone Editore viene spostata in Italia, ad Alpignano in provincia di Torino, dove tuttora il figlio Enrico, con la collaborazione della moglie e dei figli, prosegue e sviluppa il progetto tipografico-editoriale originario. Gli anni passano ma l’attenzione continua a essere rivolta alla coniugazione di accuratezza filologica e ricerca estetica.

Tra le diverse iniziative dedicate a Tallone ricordiamo la mostra bibliografica, esposta a Milano in Università Cattolica, a Domodossola e Friburgo, e il relativo catalogo (Il bello e il vero. Petrarca, Contini e Tallone tra filologia e arte della stampa, a cura di Roberto Cicala e Maria Villano, EDUCatt, Milano 2012). A sostegno della mostra è stato realizzato un video di presentazione a cura di Roberto Cicala e Giuseppe Frasso. Diversi giornalisti, inoltre, ne hanno parlato: tra i tanti, Paolo di Stefano per il “Corriere della sera”.

La nascita di un carattere

«Dove c’è bellezza c’è contenuto, quindi civiltà».

«Manuzio e Bodoni furono gli ideali punti di riferimento di Alberto Tallone» ha scritto Luigi Balsamo cogliendo il valore di questo editore novecentesco che continua a servirsi della stessa tecnica adottata la prima volta in Europa da Gutenberg a metà del XV secolo. È la composizione a caratteri mobili, scelta per «il mestiere difficilissimo dello stampatore su torchio e la delizia del continuo sperimentare caratteri e odorosissime carte a mano», secondo la definizione di uno dei suoi primi collaboratori, Gianfranco Contini.

Nel 1949, anche in seguito all’impossibilità, per problemi doganali, di ricevere una fornitura di caratteri particolari da una fonderia olandese, Tallone disegna un proprio carattere, graziato, essenziale e legato alla tradizione classica, in principio denominato Palladio in onore del grande architetto veneto, perché perfezionato tra la villa palladiana di Maser e quella di famiglia nell’isola di San Giulio sul lago d’Orta: oggi è conosciuto come carattere Tallone, «un elzeviro che si priva degli ornamenti superflui». Lo incide Charles Malin, lo stesso artigiano dei punzoni di Giovanni Mardersteig, perché il libro, scrive Tallone nel 1936, «con la sua bellezza materiale», sia come «un documento nobile ed eterno di spiritualità».

Brano tratto da:
Il bello e il vero. Petrarca, Contini e Tallone tra filologia e arte della stampa
, a cura di Roberto Cicala e Maria Villano, EDUCatt, Milano 2012, pp. [43]-44.


(in "Editoria & Letteratura", editoria.letteratura.it).