«Ai libri preferisco le corse di cavalli» confessa Sergio Giunti. Il patron della quarta potenza libraria italiana avrebbe voluto fare il bookmaker perché si guadagnavano tanti soldi e si sentiva uno scommettitore nato: ma «il babbo mi consigliò di guardare le dichiarazione dei redditi sul “Corriere” e mi fece notare che al primo posto c’era la Rizzoli. se mi piaceva il rischio non c’era niente di meglio che fare libri». È una delle interviste che offrono a Paolo Di Stefano il pretesto per narrare con piglio storie di scrittori osservati dai loro editori. Sono raccolte sotto la frase Potresti dirmi anche grazieche Cesare Pavese scrisse «tra ironia e risentimento», come editor einaudiano, nel ’43 all’amico e autore Norberto Bobbio. «Quando uno scrittore ti lascia diventi una bestia» ammette Cesare De Michelis che alla Marsilio ha dovuto subire i tradimenti della Tamaro («ragazzina ghiotta di cioccolata che mangiava come un pulcino») e della Mazzantini («donna dura e ambiziosa»); «ma Larsson mi ha compensato ampiamente». Dopotutto la caccia attuale al best seller crea un «clima artificioso ed eccitato che toglie spazio a un impegno personale e quotidiano sui testi e con gli autori» secondo Gianandrea Piccioli. Molti gli aneddoti ma il succo del libro è la radiografia in movimento di un «panorama umano affollato» tra fantasia e marketing, attese e delusioni. «Eco arrivava in Bompiani e diceva “La sapete l’ultima?” Gli piaceva raccontare barzellette e poi si cominciava a lavorare», racconta Rosaria Carpinelli (Bompiani, Rizzoli, Fandango e ora in proprio) in uno dei capitoli più stimolanti, anche per i giovani che oggi guardano ai mestieri del libro in cui c’è sempre bisogno di maestri e gavetta più che di dottorati: «Ogni titolo e ogni autore hanno la loro storia». Dalla Fallaci in cucina alle prese con un fritto di pesce ad Allen Ginsberg a cena in casa Formenton che si avventa su un piatto fumante di ravioli e Zavattini che tiene le bottiglie di vino sugli scaffali della libreria s’intravede il segreto di tanti successi? Forse sì, se ha ragione uno dei fondatori del “Mulino”, Cavazza: sul palco del premio Viareggio alla domanda di un giornalista sul metodo del loro lavoro rispose, sincero: «Più che altro facciamo delle cene!»  

Roberto Cicala, in “Stilos”, luglio 2010

 Paolo Di Stefano, Potresti anche dirmi grazie. Gli scrittori raccontati dagli editori, Rizzoli, pp. 420, euro 22.


(in "Editoria & Letteratura", editoria.letteratura.it).