Libri di Libri Archivi - Editoria & Letteratura https://editoria.letteratura.it/category/blog/libri-di-libri/ Blog del Laboratorio di editoria diretto da Roberto Cicala Tue, 14 May 2024 08:19:47 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://editoria.letteratura.it/wp-content/uploads/2019/01/cropped-Icona-e1547805980831-32x32.png Libri di Libri Archivi - Editoria & Letteratura https://editoria.letteratura.it/category/blog/libri-di-libri/ 32 32 https://editoria.letteratura.it/8916-2/ https://editoria.letteratura.it/8916-2/#respond Tue, 14 May 2024 08:19:47 +0000 http://editoria.letteratura.it/?p=8916 Galleria di sguardi: la visita inizierà a breve. Avvertenze per la lettura   Dopo la presentazione del 10 maggio al Salone Internazionale del libro di Torino, è in programma un nuovo appuntamento il 15 maggio alle 17.30  presso la libreria Vita&Pensiero dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. “Galleria di sguardi” è il titolo, risultato […]

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Galleria di sguardi: la visita inizierà a breve.
Avvertenze per la lettura

 

Dopo la presentazione del 10 maggio al Salone Internazionale del libro di Torino, è in programma un nuovo appuntamento il 15 maggio alle 17.30  presso la libreria Vita&Pensiero dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

“Galleria di sguardi” è il titolo, risultato del lavoro degli studenti del laboratorio di editoria dell’Università Cattolica di Milano; un libro che grazie a biografie d’autore, romanzi e saggi tenta di avvicinarsi ai lettori, anche i meno esperti di arte. Proponendo una vasta gamma di autori, e generi artistici si percorre una galleria, immaginaria, dove è possibile sbirciare tra Le lettere a Theo di Van Gogh, lasciarsi arricchire da saggi divulgativi guidati da personaggi del calibro di Umberto Eco e Philippe Daverio. Gli studenti hanno redatto delle schede editoriali per ciascuno dei quarantotto titoli: un breve cappello introduttivo, qualche informazione sull’autore e sulla storia del libro e sulla fortuna editoriale. Inoltre ciascun capitolo offrendo ai lettori un assaggio del volume attraverso una citazione d’autore con evidente riferimento artistico, avvicina senza vincolare ad un percorso preciso.

Il libro: Galleria di sguardi. Casi editoriali del mondo dell’arte (EDUCatt), pp. 132, illustrato, euro 10
Informazioni per l’acquisto

 

 


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“Guerra ai libri”: ricerca-antologia sui casi editoriali di censura https://editoria.letteratura.it/guerra-ai-libri-casi-editoriali-di-censura/ https://editoria.letteratura.it/guerra-ai-libri-casi-editoriali-di-censura/#respond Sun, 08 May 2022 13:39:53 +0000 http://editoria.letteratura.it/?p=8649 Un libro del Laboratorio di editoria dell’Università Cattolica presenta un’indagine curata da giovani laureandi che dimostra quanto la censura sia ancora attuale In un momento storico in cui la libertà è ancora combattuta esce una raccolta antologica di casi editoriali di censure in diverse parti del mondo e varie epoche: Guerra ai libri, Casi editoriali […]

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Un libro del Laboratorio di editoria dell’Università Cattolica presenta un’indagine curata da giovani laureandi che dimostra quanto la censura sia ancora attuale

In un momento storico in cui la libertà è ancora combattuta esce una raccolta antologica di casi editoriali di censure in diverse parti del mondo e varie epoche: Guerra ai libri, Casi editoriali di censura (ed. Educatt, pp. 132, euro 9) nasce da una ricerca dei giovani del Laboratorio di editoria dell’Università Cattolica di Milano, dove è stata programmata un’anteprima mercoledì 18 maggio, mentre la presentazione con reading, in cui intervengono Roberto Cicala e Mario Baudino, è nel calendario del Salone del libro di Torino venerdì 20 maggio.

Da Erasmo a Kafka, da Orwell a Pasolini, fino alla saga di Harry Potter e a graphic novel sono molti gli esempi di una guerra che non si avvale di armi convenzionali ma imbavaglia la libertà d’espressione di autori che hanno sfidato regole morali ed etiche del loro tempo. Guerra ai libri lascia che questi libri ci parlino e aprano la nostra mente, anche provocandoci. Scrivono i curatori dlela ricerca: «alcuni contenuti possono non essere condivisi, ma sta a ognuno di noi cogliere in queste pagine il giusto spunto perché questa guerra non mieta nuove vittime letterarie e appicchi nuovi roghi di libri», come quelli dei protagonisti di Fahrenheit 451, che volevano «ridurli in cenere e poi bruciare la cenere».

L’attualità della censura nella triste primavera del 2022 segnata dall’invasione russa dell’Ucraina è testimoniata da una guerra parallela alle parole che, dalle pagine cartacee o digitali di libri e giornali, mina la libertà di espressione di chi perciò si industria con ogni tentativo possibile per non farsi colpire e azzerare, usando anche la tecnologia di blockchain e videogiochi per diffondere le notizie e i termini proibiti

«guerra» o «invasione». Ed è indicativo, scrive Cicala nella presentazione, «che oggi siano soprattutto i giovani a volere innanzitutto capire che cosa sia il fenomeno della censura a partire dai libri: significa discutere le ragioni e i modi del controllo della cultura individuando le caratteristiche di ciò che è più o meno legale. Ma proprio dalle nuove generazioni arriva la volontà di sventare il rischio di cadere nella generalizzazione, in tempo di politically correct, di cancel culture, di denigrazione del mondo Lgbtq+ e di campagne di chi si sente sempre woke».

Il volume fa parte della collana “Quaderni del Laboratorio di editoria: Informazioni su https://libri.educatt.online/servizi-editoriali/serie-dedicate/quadernidel-laboratorio-di-editoria/ È possibile anche scrivere mail all’indirizzo librario.dsu@educatt.it

Attenzione stampa al volume “Guerra ai libri”:
“Avvenire” riprende parti della presentazione: https://www.avvenire.it/agora/pagine/guerra-ai-libri-nel-2022-la-censura-torna-alla-carica
“Il Giorno” approfondisce il tema: https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/quando-la-censura-fa-la-guerra-ai-libri-1.7687065
“Il Giornale” segue i contenuti dell’incontro pubblico al Salone Internazionale del Libro: https://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/salone-alberi-e-virus-recherche-senso-2036065.html
Su “Libero” l’attenzione del nostro libro viene sfruttata per rilanciare la polemica sull’esclusione in una delle passate edizioni di una casa editrice per «idee neofasciste»: https://www.liberoquotidiano.it/news/commenti-e-opinioni/31675895/matteo-salvini-salone-libro-torino-badnisce-poi-grida-censura.html
L’ufficio stampa della diocesi di Torino segnala l’evento al Salone: https://www.diocesi.torino.it/site/wd-appuntamenti/laboratorio-di-editoria-delluniversita-cattolica-guerra-ai-libri-ricerca-sui-casi-editoriali-di-censura-ancora-attuale-2/
CattolicaNews” ha dato risalto al libro: https://secondotempo.cattolicanews.it/news-la-guerra-ai-libri-attraverso-la-censura
come il magazine “EPeople”: https://www.educattepeople.it/2022/05/18/guerra-ai-libri-lintervista-per-lultimo-volume-del-laboratorio-di-editoria/
Per consultare l’intera collana: https://libri.educatt.online/servizi-editoriali/serie-dedicate/quaderni-del-laboratorio-di-editoria/

Link agli eventi Facebook di presentazione: -Milano 18 maggio: https://fb.me/e/27iwIkGe8 -Torino 20 maggio: https://fb.me/e/2ybrRt20M

 


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Dante, tutti ne parlano. Il girone dei casi editoriali https://editoria.letteratura.it/dante-tutti-ne-parlano/ https://editoria.letteratura.it/dante-tutti-ne-parlano/#respond Sat, 08 May 2021 12:18:38 +0000 http://editoria.letteratura.it/?p=8533 A 700 anni dalla morte di Dante il Laboratorio di editoria dell'Università Cattolica presenta un’antologia di casi editoriali contemporanei ispirati alla figura del poeta (Dante, tutti ne parlano. Il girone dei casi editoriali).

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«Dante, tutti ne parlano»: quali sono i maggiori casi editoriali?
Una ricerca degli studenti dell’Università Cattolica diventa libro

 Questo mercoledì evento on line alle 18 sul canale Facebook @LaboratorioEditoria con una selezione dei libri contemporanei che parlano di Dante a 700 anni dalla morte: da Topolino a Barbero, da Borges a Dan Brown, da Eliot a Cazzullo, con presentazione di Roberto Cicala e Simona Brambilla (edizione Educatt).

A 700 anni dalla morte di Dante il Laboratorio di editoria dell’Università Cattolica presenta un’antologia di casi editoriali contemporanei ispirati alla figura del poeta frutto di una ricerca svoltosi quest’anno (Dante, tutti ne parlano. Il girone dei casi editoriali, presentazione di Simona Brambilla e Roberto Cicala, Educatt): dalla narrativa di Dan Brown alla saggistica di Borges, dalla biografia dantesca di Alessandro Barbero al commento di Pascoli, passando per l’edizione illustrata di William Blake fino all’Inferno di Topolino. Sono frammenti di quella molteplicità su cui Dante ha costruito il suo capolavoro e che ancora oggi ci tiene incollati alle sue pagine. «Vien dietro a me, e lascia dir le genti»: tutti ne parlano e questo perché forse, proprio in quella molteplicità, c’è una parte di ciascuno di noi.

Dalla premessa degli studenti-autori
Ognuno di noi, dopo aver scelto un caso editoriale riguardante la figura o l’opera dell’Alighieri, lo ha trattato alla luce di una ricerca svolta contattando gli autori, le case editrici e scovando le prime edizioni e le diverse opinioni della critica. Successivamente, ogni fase redazionale – dal titolo, alla progettazione tipografica, fi no alla promozione – è stata condotta mediante scelte democratiche prese dopo una condivisione collettiva di idee. Seppur vincolati dallo stato di emergenza sanitaria legato alla pandemia, noi studenti di editoria abbiamo potuto portare a termine anche in questo anno accademico il progetto del libro, per noi molto formativo, volto a farci muovere i primi passi nel mondo editoriale.
Il panorama attuale delle opere sulla figura di Dante si presenta quanto mai ricco e un senso di smarrimento sembra diffondersi tra i lettori: ci si sente immersi in una «selva oscura» di libri e, sprovvisti di un «Virgilio», si rischia di perdere «la diritta via». Spaziando dalla saggistica, alla narrativa, fi no ad arrivare alla graphic novel, sono numerose le penne celebri al servizio dell’autore della Divina Commedia: è un prismatico e molteplice squadernarsi di voci che ha avuto origine da un unico grande uomo, di cui davvero tutti parlano, come vogliamo sottolineare nel titolo.Questa antologia, di necessità non esaustiva, prova a mettere ordine tra le pubblicazioni di argomento dantesco dalla fine dell’Ottocento a oggi, facendo una scelta e puntando sulle vicende redazionali delle edizioni che hanno avuto maggiore eco e successo. Figurano i nomi di importanti studiosi come Contini e Barbero, di poeti quali Eliot e Pascoli, di narratori come Tobino e Brown e artisti e attori come Guttuso e Benigni, giornalisti scrittori come Cazzullo e Socci.
Così ecco una guida per il lettore forse spaesato nell’anno dell’anniversario dantesco: uno strumento che permetta di orientarsi nei gironi dei casi editoriali e giungere, infine, «a riveder le stelle».

Dalla nota di Roberto Cicala
Come nella maggioranza delle copertine che trattano l’Alighieri, non manca anche sulla facciata di questo libro – progettato, scritto e corretto da loro – il tipico profilo del sommo vate, con un naso aquilino divenuto una «soglia» d’accesso popolare alla sua opera. Così anche in una semplice selezione, di necessità ridotta e a campione, le inclusioni fatte corrispondono ad altrettante esclusioni naturalmente non volute – tra biografie, commenti, riletture, narrativa, opere per ragazzi, iconografia, fumetti e attualità, che segnano le sezioni –. Ma ciò che conta è offrire uno sguardo, con occhi giovani, su un monumento che resta in piedi e non prende polvere grazie ai libri.
E non mancano i casi editoriali legati al fumetto, fin dal mitico L’Inferno di Topolino di Guido Martina per i godibilissimi testi in rima e Angelo Bioletto per i disegni. Chi, tra i lettori non più acerbi, non ricorda Pippo nei panni di Virgilio: «Io son nomato Pippo e son poeta / or per l’inferno ce ne andremo a spasso / verso un’oscura e dolorosa meta». Il fumetto uscì a puntate fra il 1949 e il 1950 da Mondadori e il clima di speranza del dopoguerra si avverte nel finale di Dante-Topolino: «Il ciel per te s’accenda di fiammelle / splendenti a rischiararti ancor la via, / sì che tu possa riveder le stelle! Dio ti protegga, Italia. Così sia!» È l’antenato di molte altre rivisitazioni, come quella di Marcello Toninelli sullo «scanzonato poeta con la testa tra le nuvolette» o la rivisitazione di Dante di Seymour Chwast con impermeabile, cappello, occhiali da sole e pipa, fino alla versione manga di Gō Nagai con tanto di espansioni digitali.

Dalla presentazione di Simona Brambilla
Tutti ne parlano. Effetto di un centenario dai tempi dilatati, preceduto dall’onda lunga del 750° anniversario della nascita e amplificato nel 2020 dall’istituzione del Dantedì, quasi una prova generale; dilatato almeno sino al 2022, data cui sono già slittati molti convegni. Nel 1865 il centenario vibrò di istanze politiche, culminate nei solenni tributi fiorentini; nel 1921 mancò l’appuntamento con l’Edizione Nazionale delle opere, che uscirono sì, ma in forma minor, senza apparati giustificativi; nel 1965 vide importanti assestamenti e, subito dopo, l’edizione Petrocchi della Commedia secondo l’antica vulgata. Subito dopo l’unità d’Italia, il Ministero della Pubblica Istruzione formulò programmi puntuali sull’insegnamento di Dante a scuola. Cosa accade oggi? La Commedia continua a suscitare grandi passioni, le altre opere paiono meno note prima degli studi universitari. La sensazione un po’ disarmante, tuttavia, è soprattutto che si fatichi ad acquisire gli strumenti tecnici necessari ad avvicinarsi ai testi in modo consapevole, complici il poco tempo e il molto rumore di fondo: di Dante tutti parlano, appunto, col rischio che a non sentirsi sia proprio la sua parola. Una parola difficile, che esige una lettura armata e lenta, possibilmente ad alta voce. Ma che, conquistata con il passo del pellegrino, è ancora in grado di stupire e insegnare.

Autori-redattori
Margherita Achino, Francesca Affer, Alice Anzalone, Pier Francesco Balestrini, Teresa Bonandi, Giulia Braghieri, Chiara Buffa, Paola Ceresola, Eleonora Ciocca, Lorenzo Consorti, Giada Cremonese, Daniela Fontana, Angelica Frassi, Marta Guerzoni, Alice Lorenzi, Ilaria Lucchetta, Valeria Lustrì, Chiara Marrocco, Fabiola Miccoli, Laura Occoffer, Sofi a Omati Corbellini, Manila Pizzigalli, Camilla Santi, Anna Sardano, Sofi a Antonia Sostegno, Giada Tagliapietra.

Autori-redattori
Margherita Achino, Francesca Affer, Alice Anzalone, Pier Francesco Balestrini, Teresa Bonandi, Giulia Braghieri, Chiara Buffa, Paola Ceresola, Eleonora Ciocca, Lorenzo Consorti, Giada Cremonese, Daniela Fontana, Angelica Frassi, Marta Guerzoni, Alice Lorenzi, Ilaria Lucchetta, Valeria Lustrì, Chiara Marrocco, Fabiola Miccoli, Laura Occoffer, Sofi a Omati Corbellini, Manila Pizzigalli, Camilla Santi, Anna Sardano, Sofi a Antonia Sostegno, Giada Tagliapietra.

 

Dante, tutti ne parlano. Il girone dei casi editoriali, presentazione di Simona Brambilla e Roberto Cicala, a cura di Valentina Giusti e Martina Vodola, Educatt, Milano 2021 (“Quaderni del laboratorio di editoria dell’Università Cattolica”, 29), euro 9.

Il libro sarà presentato mercoledì 12 maggio alle ore 18 sul canale Facebook @laboratorioeditoria

Booktrailer: https://www.youtube.com/watch?v=91XRdSX9sRw

http://www.educatt.it/libri/order.asp​

 


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Un libro di riferimento sui meccanismi dell’editoria https://editoria.letteratura.it/meccanismi-editoria/ https://editoria.letteratura.it/meccanismi-editoria/#respond Sat, 20 Feb 2021 15:47:43 +0000 http://editoria.letteratura.it/?p=8475 Un viaggio nella produzione editoriale per interpretare i cambiamenti della società attuale: casi attuali e una prospettiva sulle nuove frontiere dopo il Covid-19 in "I meccanismi dell’editoria" di Roberto Cicala edito dal Mulino.

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Un viaggio nella f
iliera editoriale per interpretare i cambiamenti della società attuale: un volume di aggiornamento per chi vuole entrare nel mondo dei libri e per gli addetti ai lavori, con casi attuali e una prospettiva sulle nuove frontiere tecnologiche e organizzative dopo il Covid-19 e grazie all’intelligenza artificiale. Tutto questo in I meccanismi dell’editoria di Roberto Cicala edito dal Mulino.

«L’editoria sta cambiando ma è difficile capire quale sarà la dimensione nuova e soprattutto quella futura. Tutti pensiamo di conoscere questo oggetto, apparentemente semplice nel suo manifestarsi, in un parallelepipedo di carta e inchiostro più o meno tascabile oppure in uno schermo più o meno portatile; tuttavia questo prodotto culturale, vecchio di oltre cinque secoli e sempre nuovo anche nelle sue forme digitali, ha una complessità insita nei meccanismi della sua filiera, dall’autore al lettore». Le quasi 400 pagine del volume di Roberto Cicala sono il punto di partenza per un viaggio dietro le quinte di un best seller, di un’edizione di studio, di un testo scolastico o di un e-book o ancora un audiolibro, alla scoperta di professioni, processi, tecnologie, azioni comunicative e tipologie di ricezione che stanno attraversando trasformazioni, ma che possono essere conosciute, interpretate e vissute al meglio soltanto a patto di non disattendere l’esperienza maturata fin qui, soprattutto nel Novecento.

DENTRO IL LIBRO

Il libro edito dal Mulino nella collana “Itinerari” intende offrire un’introduzione aggiornata all’universo librario attuale, ai mestieri culturali dentro e fuori le case editrici, fino alle più diverse consuetudini di lettura, collocandosi all’interno della vasta bibliografia di settore, tra le indagini più storiografiche e gli strumenti più tecnici. Il metodo privilegia l’esperienza e l’esemplificazione, fondendo la teoria di un manuale sui meccanismi della filiera con la pratica di oltre sessanta case study legati alla contemporaneità dell’editoria italiana, con una profondità storica che va dai primi «Gialli» Mondadori a Harry Potter, da Calvino a Eco, dal self publishing alle piattaforme social di crowdfunding.

LA VOCE DEI PROTAGONISTI

Il taglio saggistico, con molte citazioni che fanno ascoltare la voce degli addetti ai lavori, lascia il posto nella parte centrale ad approfondimenti più formativi, anche sulla terminologia di settore, con un glossario italiano e inglese di riepilogo e con contenuti extra nello spazio web Pandoracampus, dove sono presenti indici di ricerca aggiuntivi (di case editrici, collane, periodici, opere letterarie citate), aggiornamenti e materiali ulteriori, anche multimediali e video.

Come scrive l’autore, docente universitario ed editore di riferimento nel campo della poesia e della saggistica letteraria, «è un diario di viaggio esteriore e interiore, materiale e mentale, che ricostruisce e ricompone il complesso delle parti che costituiscono la macchina editoriale e che sono tra loro collegate in modo da ottenere gli effetti sperati: lo stupore di una storia che commuove in un romanzo, l’emozione di un pensiero suscitato in un saggio, l’entusiasmo di poter conoscere un mondo inesplorato in un manuale, le parole che non si trovavano rivelatesi d’un tratto in una poesia, i fenomeni emergenti che traghettano le nostre narrazioni in un mondo liquido e interattivo».

UNA PROSPETTIVA ATTUALE E FUTURA

Alla base sta una grande fiducia nelle parole perché, afferma ancora Cicala, «esiste un ruolo partecipato e responsabile di gestire ogni testo, non soltanto da parte di chi lavora direttamente all’allestimento di un libro, alla cui pratica queste pagine sono un approccio, ma anche da parte di chi desidera informarsi e aggiornarsi per vivere più pienamente l’uso delle parole nella propria funzione professionale e nel ruolo comune di lettori: insegnanti e formatori, operatori della comunicazione, addetti alle relazioni pubbliche in diversi contesti, anche in ambiti scientifici e tecnici. E non va dimenticata una lezione fondamentale dell’editoria utile per tutti: l’importanza di saper valutare l’apporto delle diverse competenze in un’ottica di équipe. Un libro è sempre un’opera collettiva e la conoscenza della filiera giova a una lettura più consapevole».

Significativa è poi la dedica del volume: «ai giovani che da vent’anni accompagno in questo viaggio di conoscenza dentro i meccanismi del mondo dell’editoria e che continuano ad accompagnarmi in una consapevolezza sempre nuova sul futuro dei libri nelle loro mani».

Alcuni dei casi editoriali trattati nel volume

L’officina delle streghe, dal Nome della rosa alla Chimera; Gli incipit di Pavese (e i finali di un romanzo); Le tre teste di Erich Linder; Il caso Harry Potter e il nome di Albus Silente; Il Signore degli Anelli: traduzioni con polemiche e denunce; I giudizi di Bobi Bazlen , suggeritore da Montale ad Adelphi; Sciascia ispiratore di Sellerio; Contini curatore filologo dello Struzzo; Le storie delle bambine ribelli progettate tra social e crowdfunding; La solitudine dei numeri primi: un successo di squadra; L’«editore protagonista» e altri tipi secondo Bompiani; L’«editore ideale» di Piero Gobetti; Il decalogo di Arnoldo Mondadori; Esempio di un contratto di edizione; Il caso Dottor Živago con diritti su scala mondiale; Categorie di lettori di… copertine; «Gialli» Mondadori: la collana che dà il nome a un genere; Ungaretti diventa un classico inaugurando «I Meridiani»; Emme di Rosellina Archinto: come svecchiare i libri per l’infanzia; Il nuovo tascabile italiano: 1/«Bur; Il nuovo tascabile italiano: 2/«Gli Oscar»; I risvolti critici dei «Gettoni» e lo strappo di Fenoglio; Le «riunioni del mercoledì» dell’Einaudi; Il gattopardo postumo, rifiutato ma non del tutto; Le scritture «servili» di Calvino per «i libri degli altri»; Sereni, il direttore editoriale con la passione per la poesia; Quando cambia lo statuto del testo: l’editing pesante di Vittorini; La donna che corregge gli scrittori da casa: Grazia Cherchi; Uniformare: esemplificazione di norme redazionali; I «castelli di carte» di Zanichelli: un lavoro collettivo da 150 anni; Il balletto dei titoli: tra Elsa Morante e Mario Rigoni Stern; L’importanza delle illustrazioni nella storia di Salani; La grafica Penguin dell’italiano Facetti; I simboli Uni di correzione; I formati di stampa e il caso Iperborea; L’ecologia al quadrato della carta con le alghe della laguna di Venezia; Il mito del Garamond dal Rinascimento a Steve Jobs; Stampare a caratteri mobili oggi: Tallone, Casiraghy e gli altri; Come leggere le cifre dell’Isbn; Ipertesto, bit e compressione: le basi dell’editoria multimediale; Dalla pietra alla rete: l’internazionalizzazione digitale di De Agostini; Soldati e Mondadori, il grande anticipo e la coda di paglia; La logistica di Messaggerie: un gigante editoriale; L’amica geniale tra ufficio stampa e passaparola; 1974: grande pubblicità e piccolo prezzo per La storia di Elsa Morante; 1975: l’attesa e il lancio internazionale di Horcynus Orca; Il valore delle code in fiera per avere una dedica di Zerocalcare; Quali premi contano di più? Lo Strega e gli altri; Una storia estera: le edizioni Gallimard; Camilleri nel mondo e fuori dal libro; Il Mulino: da amici lettori a editori; I diritti dei lettori di Rodari e Pennac; La fatwa ai versetti di Salman Rushdie; Per una lettura accessibile ai disabili: il progetto Lia; Il primo archivio letterario italiano: Il Fondo Manoscritti di Maria Corti; Cataloghi storici: il caso della prima university press, Vita e Pensiero; Gomorra di Saviano: un made in Italy transmediale; Audible e la voce delle parole: una tendenza; e altri casi nel testo.

La scheda del volume:
Roberto Cicala, I meccanismi dell’editoria. Il mondo dei libri dall’autore al lettore. IL MULINO, collana “Itinerari, pp. 272, euro 24, ISBN 978-88-15-29220-9



Booktrailer su YouTube: clicca qui.
Webinar di presentazione dei contenuti del libro e della piattaforma Pandoracampus: clicca qui.

I capitoli. Premessa. – INTRODUZIONE. UN LIBRO OGGI. – I. Quale prodotto culturale?. – II. Quale paradigma?. – LA STO­RIA DI UN LIBRO: DALL’AUTORE AL LETTORE. – I. Alle origini dei testi: la scrittura. – II. Fuori dalla casa editrice: consulenze e collaborazioni. – III. Dentro la casa editrice: organizzazione, editori, contratti. – IV. Collane tra generi e paratesto. – V. I testi in redazione: tra editing e grafica. – VI. La produzione del supporto: carta e caratteri in tipografia, legatoria e digitale. – VII. La promozione: il lancio del libro. – VIII. La lettura: spazi, rice­zione e nuove forme. – CONCLUSIONE. I LIBRI DOMANI? – I. Aria di pessimismo sulla situazione attuale. – II. Perché essere ottimisti sul futuro. – Libri sui libri. Bibliografia essenziale ragionata. – Indici dei nomi e dei termini editoriali italiani e inglesi.

L’autore. Roberto Cicala (1963) insegna presso l’Università Cattolica a Milano, dove dirige il Laboratorio di editoria, e l’Università di Pavia, è editore di Interlinea e scrive su “la Repubblica” e “Avvenire“. Ha pubblicato, tra l’altro: I libri di Carlo Dionisotti (All’insegna del Pesce d’Oro, 1998) e Bibliografia reboriana (Olschki, 2002) con Valerio Rossi; Inchiostri indelebili (Educatt, 2012). Ha curato antologie di poesia, opere di Clemente Rebora e Improvvisi di Sebastiano Vassalli (Fondazione Corriere della Sera, 2016). Vive tra Novara e Milano.

Selezione della rassegna stampa

-Gian Carlo Ferretti, Un vecchio malato sempre arzillo, in “L’Indice dei libri del mese”, 4 (2021), aprile, p. 2
-Andrea Kerbaker, I cento mestieri messi in campo dall’editore, in “Domenica”-“Sole 24 Ore”, 4 aprile 2021.
-Alessandro Zaccuri, Dentro l’editoria, una fabbrica di soli prototipi, in “Avvenire“, 7 marzo 2021.
-Luigi Mascheroni, Ma pubblicarli paga ancora, in “Il giornale”, 9 marzo 2021.
-Mario Baudino, Così Albus Silente non diventò un calabrone, in “La Stampa”-“TopNews”, 16 marzo 2021.
-Giuliano Vigini, Una storia ancora da scrivere, in “La Lettura”-“Corriere della Sera”, 16 maggio 2021.
-Alberto Riva, Digitale, carte e delivery. L’editoria volta pagina, in “Venerdì”-“la Repubblica”, 7 maggio 2021, pp. 56-57.
-Gian Luca Favetto, Cicala “Il libro soffre ma vivrà benissimo cambiando aspetto”, in “la Repubblica”, Torino, 12 marzo 2021.
–Oliviero Ponte di Pino, Come funziona l’editoria, in “Doppiozero”, 2 aprile 2021
–Giuseppe Marcenaro, Cicala e Piazzoni, storie e prospettive del fare libri al tempo della bulimia, in “Alias”-“Il manifesto”, 20 giugno 2021

–Dario Campione, La mutazione antropologica che cambia il futuro del libro, in “Corriere del Ticino”, 12 marzo 2021.
L’editoria che smaterializza i libri, in “Leggere Tutti”, marzo 2021, p. 56
-Paolo Di Stefano, E dopo il design il Museo dle Libro?, in “Corriere della Sera”, 16 giugno 2021
-Valentina Giusti, Come cambiano i meccanismi dell’editoria, in “Cattolica Library”, 3 marzo 2021.

-Marcello Giordani, Ogni libro è un’opera collettiva che oggi pensa anche in digitale, in “La Stampa”, Novara, 25 febbraio 2021.
-Eleonora Groppetti, Il mosaico della macchina editoriale, in “Corriere di Novara”, 18 marzo 2021.
Roberto Cicala: in un libro i meccanismi dell’editoria stravolti dal Coronavirus, “in “L’Azione”, 26 maro 2021.
Altri:
Dentro i meccanismi dell’editoria in evoluzione: una guida, in “Il Libraio”, 14 marzo 2021.
I meccanismi dell’editoria che smaterializza i libri. Tre casi, in “Nuova informazione bibliografica”, 1 (2021), gennaio-febbraio, pp. 157-160.
-Martina Marzi, I meccanismi dell’editoria, Il mondo dei libri dall’autore al lettore di Roberto Cicala, in “Professione editoria”, Università Cattolica.
Walter Fochesato, Tutto sui libri, in “Andersen”, ottobre 2021.
Barbara Sghiavetta, recensione a I meccanismi dell’editoria, in “Teca”, XII (2021), 4, pp. 173-176.
“I meccanismi dell’editoria. Il mondo dei libri dall’autore al lettore” di Roberto Cicala, in “Letture.org”, dicembre 2021.
Francesco Montonati, recensione a I meccanismi dell’editoria, in “FMontanati.com”, 19 aprile 2021.
Come cambiano i “meccanismi dell’editoria”: le nuove frontiere in un volume fra attualità e innovazione, “PremiocittadiComo.it”, novembre 2021.
Intervento su I meccanismi dell’editoria a “Fahrenheit”-Rai Radio3, 16 febbraio 2021.

Intervento su I meccanismi dell’editoria a “Fahrenheit”-Rai Radio3, 16 febbraio 2021


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Un libro è il pensiero dell’autore che urge dentro di lui https://editoria.letteratura.it/libro-lasciami-libero/ https://editoria.letteratura.it/libro-lasciami-libero/#respond Sat, 26 Dec 2020 15:50:23 +0000 http://editoria.letteratura.it/?p=8267 Che cos'è un libro? Che cosa differenzia una pubblicazione da un manoscritto nel cassetto? Una breve riflessione sul paratesto – in particolare la copertina –, soglia che permette al lettore di entrare in un testo.

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Un libro è il pensiero dell’autore che urge dentro di lui e dev’essere di necessità liberato, grazie alla comunicazione editoriale, per essere offerto al lettore.

Questa citazione, tratta da un interessante articolo del quotidiano “Il Giorno”, uscito in occasione della pubblicazione del volume Libro, lasciami libero. Introduzione letteraria all’editoria (EDUCatt, Milano 2005), ci introduce in un mondo vastissimo – quello dell’editoria – e nell’universo degli scrittori, i cui pensieri hanno bisogno di essere liberati e decodificati in segni riconoscibili perché possa avvenire un incontro coi lettori.

Manoscritto della lirica L’infinito di Giacomo Leopardi (Biblioteca Digitale della Biblioteca Nazionale di Napoli).

Quando i pensieri astratti non sono più sufficienti, ecco che intervengono le parole. Le idee fluiscono fuori dalla mente dell’autore e si concretizzano in lettere e vocaboli: con questo passaggio le intuizioni già iniziano a diventare altro, a trasformarsi da immagini interiori a concetti comprensibili da tutti coloro che sono in grado di decifrare tali segni.

Ancora non è tutto, però: serve un ulteriore passaggio perché un testo essere definito libro. Questo salto è offerto dalla mediazione editoriale; un lavoro di scelta, limatura e comunicazione svolto dai professionisti del libro che dà forma compiuta alle idee dello scrittore.

Si uniscono così la parte testuale e l’edizione (tutto ciò che non è testo e appartiene invece al regno dell’editore); secondo la definizione del critico e saggista francese Gérard Genette, ci troviamo nel paratesto, cioè quell’insieme di produzioni – ad esempio, la copertina – che contornano il testo e attraverso cui quest’ultimo – il famoso manoscritto nel cassetto – diventa libro vero e proprio. A seguire, diverse edizioni dei Canti di Giacomo Leopardi.

 

 

Sarà qui, a metà strada tra testo e paratesto, che avverrà l’incredibile incontro tra il pensiero dell’autore e quello del lettore, dando così vita a nuove idee, nuove immagini, nuovi mondi interiori.

Per leggere l’articolo Da Gutenberg a Eco, un libro dedicato a chi non legge mai, “Il Giorno”, 30 novembre 2005, p. 13 clicca qui: Libro, lasciami libero.


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“Il nome della rosa”. Nel labirinto dell’editoria https://editoria.letteratura.it/il-nome-della-rosa/ https://editoria.letteratura.it/il-nome-della-rosa/#respond Thu, 04 Jun 2020 13:46:16 +0000 http://www/EDITORIA.LETTERATURA/wordpress/?p=8065 Si tratta di «uno degli emblemi del romanzo postmoderno. Erudizione, citazionismo, frullato di generi, letteratura senza stile e insieme figlia di tutti gli stili del passato. Di fatto, ognuno può trovare in questo libro ciò che cerca». Stiamo parlando del "Nome della rosa", il più noto romanzo di Umberto Eco, di cui ripercorriamo qui le principali tappe editoriali e riportiamo un illuminante brano sulla «forza dell'oblio, nemico della verità» contro la quale i bibliotecari, ogni giorno, combattono.

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La casa editrice La nave di Teseo ha pubblicato nel 2020 una nuova edizione del Nome della rosa, il più noto romanzo di Umberto Eco. In questa nuova uscita, il testo è corredato da disegni e appunti preparatori dell’autore che offrono un interessante spaccato sulla costruzione, peraltro estremamente accurata, dell’intreccio. Come ha ben detto Francesco Longo, si tratta di «uno degli emblemi del romanzo postmoderno. Erudizione, citazionismo, frullato di generi – romanzo storico, romanzo giallo, romanzo filosofico –, letteratura senza stile e insieme figlia di tutti gli stili del passato. Di fatto, ognuno può trovare in questo libro ciò che cerca».

Per quanto il romanzo sia celebre in tutto il mondo, pochi ne conoscono però la storia editoriale, che possiamo trovare nella pubblicazione Narrami o libro. Quando i romanzi parlano di editoria (EDUCatt, 2012). Il nome della rosa, insieme a tanti altri libri che “parlano” di libri, diviene così uno «specchio che riflette il tassello di un mosaico mai completo e sempre in divenire qual è l’editoria. […] Comune denominatore di queste pagine è la passione, che nasce proprio dove ci sono i libri, in primis negli scaffali delle biblioteche».

Il nome della rosa è uno dei più eclatanti esordi letterari del Novecento, essendo l’opera prima in campo narrativo di Umberto Eco (Alessandria 1932-Milano 2016), fino ad allora noto come docente di semiotica a Bologna e autore tra l’altro di saggi sulla narratività: una prassi di studioso che si è rivelata fondamentale nell’economia stessa delle opere dello scrittore piemontese. Fin da quel 1980, quando arriva in libreria edito da Bompiani, si rivela un caso di proporzioni mondiali, con numerose traduzioni, diverse ristampe, l’entusiasmo della critica e l’assegnazione del premio Strega l’anno successivo, per arrivare poi all’adattamento cinematografico di Jean Jacques Annaud del 1986. Opera d’ambientazione medievale, in linea con l’amore dell’autore per questo periodo storico, si incentra sul segreto che grava su una biblioteca. Non a caso dalla copertina della prima edizione si nota subito l’allusione a quel labirinto non solo fisico ma anche e soprattutto metafisico che è il luogo nel quale con una curiosità inquieta si addentrano il novizio Adso da Melk e il suo maestro Guglielmo da Baskerville alla ricerca di un libro che pare essere all’origine di una serie di atroci delitti nell’abbazia altrimenti venerabile luogo di quiete e studio. E tra eresie e intrighi si giungerà a una tremenda verità, capace di scardinare secolari consuetudini e le opache istituzioni che le reggono in quel tormentato Annus Domini 1327.

(Alberto Montanari)

Copertina della prima edizione del Nome della rosa di Umberto Eco (Bompiani, Milano 1980)

«Se ora Dio ha affidato al nostro ordine una missione, essa è quella di opporsi a questa corsa verso l’abisso, e conservando, ripetendo e difendendo il tesoro di saggezza che i nostri padri ci hanno affidato. La divina provvidenza ha ordinato che il governo universale, che all’inizio del mondo era in oriente, man mano che il tempo si avvicina si spostasse verso occidente, per avvertirci che la fine del mondo si approssima, perché il corso degli avvenimenti ha già raggiunto il limite dell’universo. Ma sino a che non scada definitivamente il millennio, fino a che non trionfi , sia pure per poco, la bestia immonda che è l’Anticristo, sta a noi difendere il tesoro del mondo cristiano, e la parola stessa di Dio, quale egli la dettò ai profeti e agli apostoli, quale i padri la ripeterono senza cambiarvi verbo, quale le scuole hanno cercato di chiosare, anche se oggi nelle scuole stesse si annida il serpente della superbia, dell’invidia, della dissennatezza. In questo tramonto noi siamo ancora fiaccole e luce alta sull’orizzonte. E finché queste mura resisteranno, noi saremo i custodi della Parola divina».

«E così sia,» disse Guglielmo in tono devoto. «Ma cosa c’entra questo con il fatto che non si può visitare la biblioteca?» «Vedete frate Guglielmo,» disse l’Abate, «per poter realizzare l’opera immensa e santa che arricchisce quelle mura,» e accennò alla mole dell’Edificio, che si intravvedeva dalle finestre della cella, troneggiante al di sopra della stessa chiesa abbaziale, «uomini devoti hanno lavorato per secoli, seguendo regole di ferro. La biblioteca è nata secondo un disegno che è rimasto oscuro a tutti nei secoli e che nessuno dei monaci è chiamato a conoscere. Solo il bibliotecario ne ha ricevuto il segreto dal bibliotecario che lo precedette, e lo comunica, ancora in vita, all’aiuto bibliotecario, in modo che la morte non lo sorprenda privando la comunità di quel sapere. E le labbra di entrambi sono suggellate dal segreto. Solo il bibliotecario, oltre a sapere, ha il diritto di muoversi nel labirinto dei libri, egli solo sa dove trovarli e dove riporli, egli solo è responsabile della loro conservazione. Gli altri monaci lavorano nello scriptorium e possono conoscere l’elenco dei volumi che la biblioteca rinserra. Ma un elenco di titoli spesso dice assai poco, solo il bibliotecario sa, dalla collocazione del volume, dal grado della sua inaccessibilità, quale tipo di segreti, di verità o di menzogne il volume custodisca. Solo egli decide come, quando, e se fornirlo al monaco che ne fa richiesta, talora dopo essersi consultato con me. Perché non tutte le verità sono per tutte le orecchie, non tutte le menzogne possono essere riconosciute come tali da un animo pio, e i monaci, infine, stanno nello scriptorium per porre capo a un’opera precisa, per la quale debbono leggere certi e non altri volumi, e non per seguire ogni dissennata curiosità che li colga, vuoi per debolezza della mente, vuoi per superbia, vuoi per suggestione diabolica».

«Ci sono dunque in biblioteca anche libri che contengono menzogne…» «I mostri esistono perché fanno parte del disegno divino e nelle stesse orribili fattezze dei mostri si rivela la potenza del Creatore. Così esistono per disegno divino anche i libri dei maghi, le kabbale dei giudei, le favole dei poeti pagani, le menzogne degli infedeli. È stata ferma e santa convinzione di coloro che hanno voluto e sostenuto questa abbazia nei secoli, che anche nei libri menzogneri possa trasparire, agli occhi del lettore sagace, una pallida luce della sapienza divina. E perciò anche di essi la biblioteca è scrigno. Ma proprio per questo, capite, essa non può essere penetrata da chiunque. E inoltre,» aggiunse l’Abate quasi a scusarsi della pochezza di quest’ultimo argomento, «il libro è creatura fragile, soffre l’usura del tempo, teme i roditori, le intemperie, le mani inabili. Se per cento e cento anni ciascuno avesse potuto liberamente toccare i nostri codici, la maggior parte di essi non esisterebbe più. Il bibliotecario li difende dunque non solo dagli uomini ma anche dalla natura, e dedica la sua vita a questa guerra contro le forze dell’oblio, nemico della verità». «Così nessuno, salvo due persone, entra all’ultimo piano dell’Edificio…» L’Abate sorrise: «Nessuno deve. Nessuno può. Nessuno, volendolo, vi riuscirebbe. La biblioteca si difende da sola, insondabile come la verità che ospita, ingannevole come la menzogna che custodisce. Labirinto spirituale, è anche labirinto terreno. Potreste entrare e potreste non uscire».

Brano tratto da:
Alberto Montanari, Labirinti in pietra e parole, in Narrami o libro. Quando i romanzi parlano di editoria, a cura di Velania La Mendola e Maria Villano, EDUCatt, Milano 2012, pp. [56]-57.


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“Avvertenze utili e necessarie agli amatori de’ buoni libri (1756)” https://editoria.letteratura.it/avvertenze-utili-e-necessarie-agli-amatori-de-buoni-libri-1756/ https://editoria.letteratura.it/avvertenze-utili-e-necessarie-agli-amatori-de-buoni-libri-1756/#respond Mon, 18 May 2020 14:09:11 +0000 http://www/EDITORIA.LETTERATURA/wordpress/?p=8085 Come esternare il proprio amore per i libri? Ogni periodo storico trova un diverso mezzo per esprimere le passioni che muovono l’uomo: nel Settecento, secolo per eccellenza dell’enciclopedismo e degli studi eruditi, l’abate padovano Gaetano Volpi trasmette il suo interesse per il mondo editoriale in 144 lemmi. Da questi, scritti con competenza e ironia, emergono i piccoli segreti dell’editoria, nonché consigli e curiosità per gli amanti dei libri.

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Come esternare il proprio amore per i libri? Ogni periodo storico trova un diverso mezzo per esprimere le passioni che muovono l’uomo: per quanto riguarda la pagina scritta, ieri cataloghi, oggi bookstagrammer e booktuber. Nel Settecento, secolo per eccellenza dell’enciclopedismo e degli studi eruditi, l’abate padovano Gaetano Volpi trasmette il suo interesse per il mondo editoriale in 144 lemmi. Da questi, scritti con competenza e ironia, emergono i piccoli segreti dell’editoria, nonché consigli e curiosità per gli amanti dei libri.

Delle Avvertenze utili e necessarie agli amatori de’ buoni libri, pubblicate nel 1756 come appendice del catalogo della casa editrice padovana dei fratelli Volpi e della stamperia Cominiana, riportiamo due brevi estratti: uno di carattere storico-erudito, riferito alle mani disegnate ai margini o all’inizio di un testo — cui segue un approfondimento redatto dagli studenti del Laboratorio di editoria del corso di Editoria libraria e multimediale (Università Cattolica, a.a. 2005-2006) —, e un altro, curioso e autoironico, sui gatti che sembrano godere del «fragore» causato dalle unghie sulle carte.

MANI SCRITTE. Alcuni incontrando nel leggere qualche bella sentenza, o fatto notabile, li segnano ne’ margini con certe mani pessimamente disegnate, tutto ciò indicanti, e tanto pel Volume le moltiplicano, che fanno indispettire gli amanti de’ buoni Libri, vedendoli da esse così goffamente avviliti. Questa curiosa usanza è passata anche in qualche Libro stampato, come nel Tesoro Ciceroniano del Nizolio, alcune Edizioni del quale, fornite di gran quantità di picciole mani, si chiamano colla sintassi.

La mano disegnata ai margini o all’inizio di un testo viene definita anche manina o index. Per molti secoli generazioni di lettori hanno disegnato una mano stilizzata, con l’indice puntato, per mettere in risalto i passi più significativi del testo. Se il segno veniva riprodotto da mano coeva su un libro antico questo arricchiva il testo anziché deturparlo. Questa tradizione permane in ambito tipografico dove la mano con l’indice puntato viene riprodotta in forma stilizzata ai margini dello scritto per richiamare l’attenzione del lettore su un passo del libro. Ancora oggi la mano viene utilizzata come indicatore grafico nei computer. A margine della pagina possono comparire anche le postille (dal latino post = dopo, illa = quelle cose). Si tratta di una nota o breve annotazione fatta su un manoscritto o un libro a stampa. Si chiamano postille marginali quelle scritte sui margini del foglio, postille interlineari quelle fra le righe. Questa usanza è antica: sono molti i manoscritti che riportano annotazioni e diversi erano i letterati illustri che erano soliti postillare i testi che leggevano quali ad esempio Aldo Manuzio, Torquato Tasso, Alessandro Manzoni, Voltaire e Napoleone. Nel linguaggio tipografico sono chiamate postille le noticine che si trovano sui margini esterni della pagina e riportano date, denominazioni di epoche o episodi tratti dal testo, richiami, brevi diciture in luogo di titoli. Si ritiene che il primo libro stampato con note marginali sia l’Aulo Gallio, pubblicato a Roma nel 1469 da Sweynheym e Pannartz.

GATTI. Questi infestano le Librerie col natural loro vezzo di aguzzarsi l’ugne principalmente sulle carte, godendo di quel fragore che in ciò da esse si forma; graffiandole spesso malamente: e colla loro pestilente orina: benché da un altro canto, le tengano riguardate da’ sorcj, d’essi ancor più dannosi. Il Petrarca perciò tenea carissima una sua Gatta, il cui scheletro, celebrato con versi, ancor si vede in Arquà, Villa del Padovano nella casa già da esso abitata.

Brani tratti da:
Gaetano Volpi, Avvertenze utili e necessarie agli amatori de’ buoni libri (1756), con note e illustrazioni, presentazione di Edoardo Barbieri, ISU Università Cattolica, Milano 2006, pp. 34, 45.


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“Il buio oltre la siepe”: dal libro al film e ritorno https://editoria.letteratura.it/il-buio-oltre-la-siepe-dal-libro-al-film-e-ritorno/ https://editoria.letteratura.it/il-buio-oltre-la-siepe-dal-libro-al-film-e-ritorno/#respond Wed, 22 Apr 2020 14:11:22 +0000 http://www/EDITORIA.LETTERATURA/wordpress/?p=8087 Dalla letteratura al cinema il passo, spesso, è brevissimo. Non così breve quello che hanno dovuto fare i produttori dell'adattamento cinematografico del "Buio oltre la siepe", dati i numerosi dubbi che la trasposizione in pellicola aveva sollevato all'epoca. Nonostante ciò, il film tratto dall'omonimo romanzo di Harper Lee si è rivelato un indubbio successo e ha permesso alla storia dei meravigliosi personaggi di Scout e Atticus di essere conosciuta da un larghissimo pubblico e di risuonare, ancora oggi, nei cuori di milioni di persone.

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Cinema letteratura si sono più volte incrociati lungo i rispettivi percorsi, dando spesso prova di una comunione d’intenti pur nella diversità di prospettive. Al giorno d’oggi «la commistione di generi e linguaggi è un dato di fatto», ci informa il giornalista e scrittore Alessandro Zaccuri, e questo atteggiamento condiviso è riscontrabile fin dagli albori della settima arte, quando Tolstoj, in un’intervista del 1908, tesseva gli elogi del cinematografo e si dichiarava disposto a realizzare un film.

Un rapporto di certo complesso ma quanto mai proficuo, come suggerisce Cuore di tenebra di Joseph Conrad, fonte d’ispirazione per la sceneggiatura di Apocalypse Now  di Francis Ford Coppola, il quale però confessa:

quando girai il film invece di portarmi dietro il copione tenevo in tasca una piccola copia verde di Cuore di tenebra, piena di appunti e di segni. Cominciai istintivamente a far riferimento a questa più che al copione.

Del caso editoriale di Cuore di tenebra ne parliamo nel libro Film da sfogliare (EDUCatt, 2013).

Il caso editoriale: Il buio oltre la siepe di Harper Lee

Copertina della prima edizione del Buio oltre la siepe di Harper Lee (Feltrinelli, Milano 1962).

Il buio oltre la siepe esce per la prima volta in Italia nel 1960, pubblicato da Giangiacomo Feltrinelli, e ottiene immediatamente il Premio Pulitzer. Dopo esserlo diventato in America, il romanzo si conferma da subito un best seller anche in Italia: la prima edizione da 10 mila copie viene acquistata a scatola chiusa dai librai e Feltrinelli si affretta a farne stampare una seconda edizione ancora prima che i volumi si vedano esposti nelle vetrine delle librerie. Nel 1962, arrivato alla quinta edizione, il libro si presenta con copertina cartonata con una sovraccoperta che mostra, sul tono del verde, il viso di Mary Bedham, l’attrice che interpreta la giovane protagonista Scout nel film basato sull’opera letteraria, uscito nei cinema americani il giorno di Natale dello stesso anno.

La versione nostrana del titolo non è una traduzione, bensì una scelta originale: To Kill A Mockingbird, titolo dell’edizione originale del 1960, risulta infatti intraducibile in italiano, essendo il mockingbird un uccellino diffuso negli Stati Uniti ma completamente sconosciuto in Europa. In ogni caso, poiché sia il mockingbird che la siepe rimandano simbolicamente allo stesso personaggio del romanzo, il titolo italiano risulta essere un’ottima soluzione. Oggi Il buio oltre la siepe viene ancora riproposto come un romanzo attuale e assolutamente da leggere; la dicitura «il romanzo consigliato da Barack Obama contro ogni razzismo e discriminazione» compare infatti in grande sulla fascetta delle ultime ristampe dell’“Universale economica” Feltrinelli.

(Maria Chiara Tricomi)

Quando, nel 1960, To Kill a Mockingbird venne pubblicato, nessuno si sarebbe aspettato un successo da 30 milioni di copie vendute, traduzioni in circa quaranta lingue e il Premio Pulitzer per l’autrice. Ma, una volta constatato l’appeal del romanzo, a mostrare cautela fu l’industria cinematografica: se l’umorismo sottile, la rappresentazione di un periodo storico ormai passato e la trattazione di problematiche sociali ancora presenti avevano attratto numerosi lettori, forse gli stessi ingredienti non avrebbero riscosso popolarità presso un’audience abituata a film incentrati sull’azione, sull’avventura o sul romanticismo. Il romanzo, ambientato negli anni trenta in una cittadina dell’Alabama, racconta infatti, attraverso lo sguardo infantile della giovane protagonista Scout, i conflitti razziali e l’emarginazione […].

Come afferma Barton Palmer, uno dei timori di Hollywood era quello di offendere parte dell’audience nazionale; gli Stati del Sud avrebbero infatti potuto percepire la critica sociale presente nel romanzo come un insulto alla loro storia e alle loro tradizioni. […] Fu quindi una sorpresa quando Alan Jay Pakula e Robert Mulligan, rispettivamente produttore e regista alle prime armi, entusiasti decisero di investire insieme alla Brentwood Productions – appartenente all’attore Gregory Peck, cui venne data la parte di Atticus Finch, padre di Scout e avvocato difensore di Tom Robinson – e riuscirono a farsi finanziare dalla Universal Pictures. Quello che era stato un investimento cinematografico per molti poco promettente non tardò a ricevere gli stessi apprezzamenti del best seller da cui era stato tratto: considerato ancora oggi «un evergreen e un unicum nell’intera storia del cinema americano», ricevette nel 1963 numerosi premi, tra i quali ben tre Oscar.

Un altro dei motivi che aveva reso To Kill a Mockingbird un progetto cinematografico poco appetibile era il fatto che la prima parte del romanzo, costituita perlopiù da narrazione episodica, è incentrata sulle avventure di tre bambini. […] La produzione volle rendere le atmosfere del romanzo e la visuale dei bambini un punto di forza anche per il film: prima di tutto furono scelti per l’interpretazione di Jem e Scout non giovani star di Hollywood, ma due ragazzini che prima di allora non avevano avuto esperienze nel cinema e che quindi avrebbero potuto offrire una recitazione estremamente spontanea; in secondo luogo si tentò di far vivere a entrambi la vita sul set come un momento di gioco. L’atmosfera giocosa e di stupore si percepisce già dai titoli di testa, che, accompagnati da un tema musicale delicato e misterioso, introducono da subito nel mondo interiore dei bambini.

Le numerose parti dialogate del romanzo, altra caratteristica considerata poco allettante in un film, diventarono infine un ulteriore punto di forza grazie all’interpretazione di Gregory Peck. L’attore riuscì a rendere perfettamente il personaggio di Atticus Finch sia nella veste di padre che in quella di avvocato, ma soprattutto in quella di un uomo che decide di affrontare a viso aperto il razzismo locale, convinto di dover essere un esempio per i suoi figli. La figura di Atticus è il fulcro della storia e a dimostrarlo è anche una delle scene più memorabili del film, la sequenza conclusiva del processo: gli uomini di colore, sul loggione del tribunale, si alzano in segno di rispetto nei confronti dell’avvocato che, nel giusto, ha comunque perso la sua causa. Un’immagine utopistica, ma, come afferma Riccardo Esposito, «libro e film raffigurano gli americani non com’erano o come sono, ma piuttosto come a molti di loro piace pensare di essere (o di essere stati)».

Brano tratto da:
Maria Chiara Tricomi, Gli americani, «come a molti di loro piace pensare di essere», in Film da sfogliare. Dalla pagina allo schermo, a cura di Velania La Mendola e Maria Villano, note di Roberto Cicala, Roberto Della Torre, Alessandro Zaccuri, EDUCatt, Milano 2013, pp. 78-79.


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La stampa a caratteri mobili secondo Alberto Tallone https://editoria.letteratura.it/albertotallone/ https://editoria.letteratura.it/albertotallone/#respond Fri, 06 Mar 2020 13:13:24 +0000 http://www/EDITORIA.LETTERATURA/wordpress/?p=8051 Alberto Tallone (1898-1968), editore e tipografo di grande notorietà, viene considerato «il propugnatore della tipografia pura» grazie alla composizione a caratteri mobili chiara e rigorosa che ha contraddistinto la sua attività negli anni e che ancora oggi ritroviamo nei lavori dei suoi eredi.

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Alberto Tallone (1898-1968), editore e tipografo di grande notorietà, viene considerato «il propugnatore della tipografia pura» grazie alla composizione a caratteri mobili chiara e rigorosa che ha contraddistinto la sua attività negli anni e che ancora oggi ritroviamo nei lavori dei suoi eredi.

La storia

Nel 1938 Tallone fonda a Parigi una casa editrice, acquistando dai suoi maestri Léon Pichon e Maurice Darantière torchi e ampie dotazioni di prestigiosi caratteri di cassa. Una decina di anni dopo Tallone crea un proprio carattere, inizialmente definito Palladio e che prenderà in seguito il suo nome. Dal 1960 la Alberto Tallone Editore viene spostata in Italia, ad Alpignano in provincia di Torino, dove tuttora il figlio Enrico, con la collaborazione della moglie e dei figli, prosegue e sviluppa il progetto tipografico-editoriale originario. Gli anni passano ma l’attenzione continua a essere rivolta alla coniugazione di accuratezza filologica e ricerca estetica.

Tra le diverse iniziative dedicate a Tallone ricordiamo la mostra bibliografica, esposta a Milano in Università Cattolica, a Domodossola e Friburgo, e il relativo catalogo (Il bello e il vero. Petrarca, Contini e Tallone tra filologia e arte della stampa, a cura di Roberto Cicala e Maria Villano, EDUCatt, Milano 2012). A sostegno della mostra è stato realizzato un video di presentazione a cura di Roberto Cicala e Giuseppe Frasso. Diversi giornalisti, inoltre, ne hanno parlato: tra i tanti, Paolo di Stefano per il “Corriere della sera”.

La nascita di un carattere

«Dove c’è bellezza c’è contenuto, quindi civiltà».

«Manuzio e Bodoni furono gli ideali punti di riferimento di Alberto Tallone» ha scritto Luigi Balsamo cogliendo il valore di questo editore novecentesco che continua a servirsi della stessa tecnica adottata la prima volta in Europa da Gutenberg a metà del XV secolo. È la composizione a caratteri mobili, scelta per «il mestiere difficilissimo dello stampatore su torchio e la delizia del continuo sperimentare caratteri e odorosissime carte a mano», secondo la definizione di uno dei suoi primi collaboratori, Gianfranco Contini.

Nel 1949, anche in seguito all’impossibilità, per problemi doganali, di ricevere una fornitura di caratteri particolari da una fonderia olandese, Tallone disegna un proprio carattere, graziato, essenziale e legato alla tradizione classica, in principio denominato Palladio in onore del grande architetto veneto, perché perfezionato tra la villa palladiana di Maser e quella di famiglia nell’isola di San Giulio sul lago d’Orta: oggi è conosciuto come carattere Tallone, «un elzeviro che si priva degli ornamenti superflui». Lo incide Charles Malin, lo stesso artigiano dei punzoni di Giovanni Mardersteig, perché il libro, scrive Tallone nel 1936, «con la sua bellezza materiale», sia come «un documento nobile ed eterno di spiritualità».

Brano tratto da:
Il bello e il vero. Petrarca, Contini e Tallone tra filologia e arte della stampa
, a cura di Roberto Cicala e Maria Villano, EDUCatt, Milano 2012, pp. [43]-44.


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Il correttore di bozze nella letteratura: il caso Saramago https://editoria.letteratura.it/correttore-bozze-saramago/ https://editoria.letteratura.it/correttore-bozze-saramago/#respond Thu, 05 Mar 2020 13:41:08 +0000 http://www/EDITORIA.LETTERATURA/wordpress/?p=8061 Che cosa serve per lavorare in editoria? Qualche suggerimento in questo articolo, dove in particolare ci soffermiamo su una delle figure più ricercate: il correttore di bozze, di cui José Saramago ha fornito un incredibile ritratto nel romanzo "Storia dell'assedio di Lisbona".

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Lavorare in editoria è il sogno di molti ma, come ben sa chiunque abbia provato a inviare qualche curricula nei più sconosciuti studi editoriali di provincia, non è facile: le case editrici raramente mettono annunci di ricerca del personale e, quando lo fanno, la concorrenza è elevata e agguerrita. Si richiedono infatti specifiche competenze (diverse dalle conoscenze, che pure sono necessarie per essere dei professionisti seri): fin dagli anni dell’università bisogna essere capaci di usare i «ferri del mestiere», conoscere programmi di video impaginazione – ormai il più comune è InDesign – e parlare in modo fluente almeno una lingua straniera oltre all’inglese; a ciò si aggiungono capacità relazionali, curiosità intellettuale e apertura mentale. Last but not least, come direbbero gli anglofoni, passione per i libri e il mondo che vi ruota attorno.

Da dove iniziare, dunque, per proporsi a una casa editrice? Fondamentali sono solide basi teoriche – importante la conoscenza della storia dell’editoria e della filiera editoriale, ma senza dimenticare una puntuale ricerca circa la posizione e l’azienda presso la quale ci si candida – e qualche competenza tecnica. La più ricercata, soprattutto all’inizio, è quella della correzione di bozze, cui ci ha introdotti Gabriele Legramandi nel volume Narrami o libro. Quando i romanzi parlano di editoria (presentazione di Roberto Cicala, illustrazioni di Tullio Pericoli, EDUCatt, Milano 2012). La correzione è in fondo un aspetto essenziale della pubblicazione di un libro: nella Storia dell’assedio di Lisbona basta un “non” e tutto cambia. Sarà forse perché, come afferma George Steiner, «un correttore di bozze può essere l’allegoria di qualcuno che voglia correggere il mondo»?

Quando un correttore di bozze cambia la Storia

Tutto parte da un “no”, aggiunto deliberatamente da Raimundo Silva, tetro correttore di bozze, in un saggio storico sull’assedio di Lisbona del 1147. Un “no” irrevocabile, un delitto ontologico necessario affinché dalle sue ceneri l’ormai defunto revisore possa rinascere autore della nuova storia dell’assedio e soprattutto autore della sua vita, che dalla rassegnata solitudine dei suoi 50 anni troverà nell’amore incredulo e passionale per la sua diretta superiore il suo riscatto. […] La Storia dell’assedio di Lisbona esce in Portogallo nel 1989 e un anno dopo in Italia nella collana “Romanzo Bompiani”. Già nel 1992 il romanzo viene ripubblicato dalla stessa casa editrice nella serie “Grandi tascabili” mentre nel 2000 i diritti dell’opera sono acquistati da Einaudi che la inserisce negli “Einaudi Tascabili”. Con quest’opera il premio Nobel 1998 apre la più fortunata stagione della sua carriera letteraria, come scrive Angela Bianchini: «Quest’ultimo Saramago appare, seppure un po’ più sentimentale, più saggio e convincente che mai, capace di trasformare la propria amarezza politica di comunista deluso, l’accusa ai “mostri sacri”, ai “testi intoccabili”, in un’opera di cui non si vorrebbe mutare una virgola».

(Gabriele Legramandi)

Copertina della Storia dell’assedio di Lisbona di José Saramago

È da due minuti che Raimundo Silva guarda, in un modo così fisso che sembra distratto, la pagina a cui si trovano consegnati questi irremovibili fatti della Storia, non perché sospetti che vi si celi ancora qualche errore, qualche perfido refuso che avesse avuto l’abilità di nascondersi nelle pieghe di una costruzione grammaticale tortuosa e che adesso, facendo capolino, lo provochi, al riparo anche dalla sua stanca vista e dal sonno generale che lo invade e lo intorpidisce. […] E come affascinato, legge, rilegge, torna a leggere la stessa riga, questa che ogni volta afferma bellamente che i crociati aiuteranno i portoghesi a prendere Lisbona.

Ha voluto il caso, o è stata piuttosto la fatalità, che queste univoche parole fossero riunite in una sola riga, presentandosi così con la forza di un’iscrizione, sono come un distico, un’inappellabile sentenza, ma suonano anche come una provocazione, come se stessero dicendo ironicamente, Fai di me un’altra cosa, se sei capace.

[…] Per favore, signor revisore, ci dica dov’è che sta la cretinata, l’errore che ci sfugge, è naturale, noi non godiamo della sua grande esperienza, ma sappiamo leggere, lo creda, sì, lei ha ragione, non capiamo sempre tutto, s’immagina subito perché, la preparazione tecnica, signor revisore, la preparazione tecnica, e anche, confessiamolo, a volte ci prende la pigrizia di andare a guardare sul dizionario i significati, è l’unica cosa che ci pregiudica. È una cretinata, insiste Raimundo Silva come se stesse rispondendoci, non farò una cosa simile, e per quale motivo la farebbe, un revisore è una persona seria nel suo lavoro, non scherza, non è un prestigiatore, rispetta quello che è stabilito in grammatiche e prontuari, si basa sulle regole e non le modifica, obbedisce a un codice deontologico non scritto ma imperioso, è un conservatore obbligato dalle convenzioni a nascondere le proprie voluttà, i propri dubbi, se talvolta ne ha, se li tiene per sé, figurarsi se metterà un no dove l’autore ha scritto sì, questo revisore non lo farà.

Le parole che il dottor Jekyll ha appena detto tentano di opporsi ad altre che non siamo riusciti a sentire, quelle che ha detto Mr. Hyde, non ci sarebbe bisogno di citare questi due nomi per capire che in questo vecchio palazzo del quartiere del castello stiamo assistendo a un’altra lotta fra il campione angelico e il campione diabolico, quei due di cui sono costituite e in cui si dividono le creature, ci riferiamo a quelle umane, senza escludere i revisori.

Ma questa battaglia, sfortunatamente, la vincerà Mr. Hyde, si capisce dalla maniera come Raimundo Silva sta sorridendo in questo momento, con un’espressione che da lui non ci aspettavamo, di pura malignità, gli sono scomparsi dal viso tutti i lineamenti del dottor Jekyll, è evidente che alla fine ha preso una decisione, e che è stata quella cattiva, con mano salda tiene la biro e aggiunge una parola alla pagina, una parola che lo storico non ha scritto, che in nome della verità storica non potrebbe essere stata mai scritta, la parola NON, e quello che adesso il libro dice è che i crociati NON aiuteranno i portoghesi a conquistare Lisbona, così è scritto e quindi è diventato verità, anche se diversa, quello che chiamiamo falso ha prevalso su quello che chiamiamo vero, ne ha preso il posto, qualcuno dovrebbe raccontare la storia nuova, e come.

Brano tratto da:
Gabriele Legramandi, Il correttore di bozze. Storia dell’assedio di Lisbona di José Saramago, in Narrami o libro. Quando i romanzi parlano di editoria, presentazione di Roberto Cicala, illustrazioni di Tullio Pericoli, EDUCatt, Milano 2012, pp. [82]-83.


(in "Editoria & Letteratura", editoria.letteratura.it).

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