Helga Weyhe (11 dicembre 1922 – 4 gennaio 2021) alla porta della sua libreria.

Chi varcava la soglia – cliente o visitatore – della libreria di Helga Weyhe a Salzwedel udiva sulle prime soltanto uno scampanellio. L’ambiente, gremito di scaffali e tavoli coperti di libri e carte, sembrava deserto. Ma di lì a poco veniva dalla stanza accanto il rumore di una sedia che si scosta dalla scrivania, e subito si affacciava alla porta, sempre aperta, lo sguardo curioso di Helga Weyhe – a scrutare il nuovo arrivato. Negli ultimi anni, era bene accompagnare il saluto scandendo a voce alta il proprio nome: l’udito si era fatto sempre più difficoltoso, anche la vista andava declinando e il cuore si era indebolito. Il “raggio” si era, insomma, sensibilmente ridotto.

«Sempre più si stringono / poco per volta / i cerchi della vita»: Helga amava molto sentir citare i versi del vecchio Fontane, poeta da lei prediletto, e ammiccava sorridendo. Certo è che, sorretta dalla disciplina prussiana con cui era stata educata, non intendeva abbandonare la postazione. Si soffermava tra gli scaffali con l’uno o l’altro ospite oppure lo invitava a scambiare quattro chiacchiere nell’ufficio sul retro, dedicando a ciascuno tutta la sua attenzione: «Che cosa legge in questo momento? E che ne pensa dell’autore? Quali nuovi libri le interessano? Qualche titolo?».

Gli anni erano ormai tanti, ma l’attenzione rimaneva quanto mai vigile: curiosa, leggeva di tutto e spesso ti sorprendeva con quella sua voglia improvvisa di metterla in burla.

Euforia, entusiasmo, tripudio non erano nelle sue corde. Nel 2017, quando le fu conferito il titolo di “Grande Dame delle librerie di Germania” dalla Ministra della cultura, Monika Grütters, centinaia di librai presenti in sala accolsero la nomina con una lunghissima standing ovation. Senza scomporsi, Helga commentò l’alta onorificenza con un sobrio: «Però… non è cosa da poco!».

Una testimonianza insostituibile

La premiazione non era avvenuta per caso. A prima vista, la vita di Helga Weyhe, ora spentasi quietamente, poteva dirsi quasi monotona in quel suo scorrere piana, senza sbalzi spettacolari. Ha testimoniato, invece, un’esistenza unica, irripetibile, nel vorticoso altalenare della storia tedesca specie lungo i confini, modificati di continuo a separare le province di Prussia e di Hannover, come pure i distretti creati dal nazismo a delimitare Magdeburg-Anhalt da Ost-Hannover; da ultimo, le zone di occupazione istituite nelle due Germanie, DDR e Repubblica federale. La felice conclusione in un Paese finalmente riunificato ha concesso a Helga Weyhe di trascorrere libera e sicura nella sua casa gli ultimi trent’anni. I precedenti erano stati, invece, molto aspri, quali lei sicuramente non aveva previsto.

Nel 1871, il nonno aveva acquistato la libreria, che da allora rimase sempre nelle mani della famiglia. Helga è nata e cresciuta nell’appartamento al primo piano, sopra al negozio, trasferito nel 1880 al numero 11 della Altperverstrasse. Farà lunghi viaggi in Francia e sarà per tre volte in Italia, dove sosta con ammirato stupore al Foro romano: «Come Cesare!». Visita Firenze, Venezia, Capri, Napoli. Poi, gli studi di germanistica a Breslau, Königsberg e Vienna. Una «cultura solida, ma rimasta a metà del guado»: la famiglia aveva bisogno di lei e nel 1945 la richiama a casa. Obbedisce senza esitare e, dal 1965 in avanti, condurrà la libreria. Sarebbero trascorsi vent’anni prima che, nel 1985, potesse finalmente volare a New York, dallo zio: il celebre gallerista Erhard Weyhe. Soltanto allora le sarà infatti riconosciuto di essere “matura” abbastanza per varcare il Muro, come ebbe a dire una volta con amarezza.

Chi si guardava intorno nella libreria ritrovava i ricordi di quel viaggio e della vita trascorsa: una targa titolata 794 Lexington Avenue e la mappa di New York; in vetrina, le foto di famiglia in bianco e nero, mentre il negozio avrebbe sempre conservato il sapore di un pezzo d’antiquariato, rimasto tal quale dal 1880 con i suoi scaffali di legno tinteggiati di un bel marrone chiaro. Solamente la facciata si arricchisce di un’insegna in rame recante il simbolo della civetta. Da ultimo, una lastra a mosaico installata sul marciapiede – con l’iniziale “W” in bella vista – per invitare il passante a varcare la soglia e immergersi nel mondo dei libri.

Anni di magra

La vita è stata molto severa con Helga Weyhe. Pur rifugiandosi ai margini, ha dovuto reggere il carico della grande storia. Per dirla senza infingimenti: dapprima, quand’erano al potere i “neri”, poi i “rossi” – diversi, sì, ma entrambi ben poco amici dei libri, della lettura, della libera parola. Con amarezza, Helga parlava dei lunghi “anni di magra” attraversati da una libreria rimasta in mano privata. Eppure, le è riuscito di tenersi a galla anche nella Germania divisa, scegliendo di orientare l’offerta sui classici della letteratura e i testi scientifici oltre che sull’antiquariato minuto. A partire dal 1972, Helga ha infatti trovato una fonte di guadagno nel cosiddetto “piccolo traffico frontaliero”, che consentiva ai visitatori occidentali – provenienti dal territorio limitrofo, il Wendland – di passare il confine, così aprendo un piccolo varco nel Muro anche per Helga: il cambio forzato portava i “giornalieri” a investire proficuamente nell’acquisto dei sorprendenti tesori offerti dal suo negozio. Sorta di anteprima in loco della futura riunificazione.

A partire dal 1989, inizia finalmente l’ascesa che, poco per volta, porterà la piccola libreria di Salzwedel nel Pantheon immaginario del regno dei libri. Con la “svolta” mutano volto la strada, il quartiere, la città, la piccola patria locale e l’intero Paese, ma così anche la clientela e i libri in vendita. Helga rimane sempre uguale a se stessa. Se intorno a lei si accendono luci e luminarie d’ogni sorta, e le innovazioni della tecnica cambiano faccia al mondo, la libreria sembra rimanere immersa nel sonno della Bella addormentata, serenamente disdegnando accessori modaioli e fronzoli vari.

Helga Weyhe tra i suoi amati volumi.

Impossibile non vedere la coerenza, la caparbietà e fedeltà a certi valori di questa donna coraggiosa, sempre fedele a se stessa. Segnata dagli anni bui, ma ben salda e decisa, lo sguardo mai rivolto al passato, saprà muovere incontro anche alla nuova ondata dei libri prodotti per l’attualità immediata e il consumo. Chi frequentava la libreria sapeva che non vi avrebbe trovato né bestseller né romanzi gialli, e ben pochi tascabili: sì, invece, i classici della letteratura in ottime edizioni, sostanziosi saggi di storia della cultura e libri per l’infanzia. Sul banco accanto alla cassa, i prediletti: una bella scelta! Il romanzo per bambini scritto da Erika MannStoffel fliegt übers Meer –, le opere di molte autrici “sfrontate” d’inizio secolo – Irmgard Keun, Alice Bernd, Gabriele Tergit, e così anche i libri di Erich Kästner.

Il successo non si fa attendere. I clienti si passano parola, e poco per volta la fama della libreria varca i confini cittadini e provinciali finché arrivano anche i politici di spicco: non soltanto ministri della cultura, ma addirittura il presidente dei ministri del Land Sachsen-Anhalt, che un giorno carica sull’auto di servizio un’intera catasta di volumi; arrivano romanzieri famosi e i colleghi di città vicine.

Una vita piena

A poco a poco, anche i media cominciano a interessarsi della nostra libraria, ormai la più anziana ancora in attività. Ne parlano con grande rilievo le pagine culturali di tutte le maggiori testate e così pure i più famosi canali televisivi, ARTE e YouTube, oltre che le principali emittenti radiofoniche. Helga prende tutto con molta calma – ma in cuor suo rallegrandosi non poco, specie quando nel 2012, per festeggiarne il novantesimo compleanno, la città di Salzwedel le conferisce la cittadinanza onoraria. Motivo: «la capacità di essere fonte d’ispirazione». Per l’occasione, sarà piantato in suo onore anche un albero di ginkgo. Anno dopo anno, Helga aveva sempre dedicato le sue cure alla letteratura: di qui, l’ispirazione.

Da allora, alla libreria è finalmente garantito un sostegno economico, che consente a Helga di finanziare letture, conferenze e occasioni di incontro nel nome della cultura. Si moltiplicano le occasioni di viaggio, in particolare gli inviti a partecipare alle fiere del libro, ai grandi premi letterari, agli eventi organizzati da grandi e piccoli editori. È invitata ovunque fioriscano attività culturali, in gran numero nei pressi di Salzwedel. Insomma, una vita finalmente appagante, piena e ricca.

Al suo sapere e alla sua testimonianza hanno attinto storici, studiosi di cultura del territorio, archivisti e storici della famiglia. Da tutti considerata “cronista” della comunità ebraica cittadina, a lei si sono rivolti anche ricercatori di storia ecclesiastica locale e così pure delle istituzioni scolastiche. Una volta, le ho sentito dire che le dispiaceva – quando se ne fosse andata – di lasciare un così grande vuoto nella storia cittadina. E per qualche tempo è comparso in vetrina un memo: «Io pure mancherò molto a me stessa quando non ci sarò più». Non a caso, aveva maturato e messo a punto il progetto (poi reso impraticabile dalla pandemia) di invitare a Salzwedel nel 2020 lo scrittore Ingo Schulze, il cui ultimo romanzo racconta sventure e traversie capitate a un libraio in conseguenza dei tanti errori dovuti alla riunificazione. Helga Weyhe sapeva quel che faceva.

Oggi, la “memoria” della cittadina di Salzwedel non ha più voce, e nella libreria silenziosa e ormai buia è rimasta solamente la sedia lasciata vuota da Helga. Recita un proverbio giapponese: «Quando muore un essere umano, è come se andasse a fuoco una biblioteca».

Axel Kahrs, scrittore e storico della letteratura

9 gennaio 2021, Lüchow e Salzwedel

Traduzione di Maria Gregorio


(in "Editoria & Letteratura", editoria.letteratura.it).