Lavorare in editoria è il sogno di molti ma, come ben sa chiunque abbia provato a inviare qualche curricula nei più sconosciuti studi editoriali di provincia, non è facile: le case editrici raramente mettono annunci di ricerca del personale e, quando lo fanno, la concorrenza è elevata e agguerrita. Si richiedono infatti specifiche competenze (diverse dalle conoscenze, che pure sono necessarie per essere dei professionisti seri): fin dagli anni dell’università bisogna essere capaci di usare i «ferri del mestiere», conoscere programmi di video impaginazione – ormai il più comune è InDesign – e parlare in modo fluente almeno una lingua straniera oltre all’inglese; a ciò si aggiungono capacità relazionali, curiosità intellettuale e apertura mentale. Last but not least, come direbbero gli anglofoni, passione per i libri e il mondo che vi ruota attorno.

Da dove iniziare, dunque, per proporsi a una casa editrice? Fondamentali sono solide basi teoriche – importante la conoscenza della storia dell’editoria e della filiera editoriale, ma senza dimenticare una puntuale ricerca circa la posizione e l’azienda presso la quale ci si candida – e qualche competenza tecnica. La più ricercata, soprattutto all’inizio, è quella della correzione di bozze, cui ci ha introdotti Gabriele Legramandi nel volume Narrami o libro. Quando i romanzi parlano di editoria (presentazione di Roberto Cicala, illustrazioni di Tullio Pericoli, EDUCatt, Milano 2012). La correzione è in fondo un aspetto essenziale della pubblicazione di un libro: nella Storia dell’assedio di Lisbona basta un “non” e tutto cambia. Sarà forse perché, come afferma George Steiner, «un correttore di bozze può essere l’allegoria di qualcuno che voglia correggere il mondo»?

Quando un correttore di bozze cambia la Storia

Tutto parte da un “no”, aggiunto deliberatamente da Raimundo Silva, tetro correttore di bozze, in un saggio storico sull’assedio di Lisbona del 1147. Un “no” irrevocabile, un delitto ontologico necessario affinché dalle sue ceneri l’ormai defunto revisore possa rinascere autore della nuova storia dell’assedio e soprattutto autore della sua vita, che dalla rassegnata solitudine dei suoi 50 anni troverà nell’amore incredulo e passionale per la sua diretta superiore il suo riscatto. […] La Storia dell’assedio di Lisbona esce in Portogallo nel 1989 e un anno dopo in Italia nella collana “Romanzo Bompiani”. Già nel 1992 il romanzo viene ripubblicato dalla stessa casa editrice nella serie “Grandi tascabili” mentre nel 2000 i diritti dell’opera sono acquistati da Einaudi che la inserisce negli “Einaudi Tascabili”. Con quest’opera il premio Nobel 1998 apre la più fortunata stagione della sua carriera letteraria, come scrive Angela Bianchini: «Quest’ultimo Saramago appare, seppure un po’ più sentimentale, più saggio e convincente che mai, capace di trasformare la propria amarezza politica di comunista deluso, l’accusa ai “mostri sacri”, ai “testi intoccabili”, in un’opera di cui non si vorrebbe mutare una virgola».

(Gabriele Legramandi)

Copertina della Storia dell’assedio di Lisbona di José Saramago

È da due minuti che Raimundo Silva guarda, in un modo così fisso che sembra distratto, la pagina a cui si trovano consegnati questi irremovibili fatti della Storia, non perché sospetti che vi si celi ancora qualche errore, qualche perfido refuso che avesse avuto l’abilità di nascondersi nelle pieghe di una costruzione grammaticale tortuosa e che adesso, facendo capolino, lo provochi, al riparo anche dalla sua stanca vista e dal sonno generale che lo invade e lo intorpidisce. […] E come affascinato, legge, rilegge, torna a leggere la stessa riga, questa che ogni volta afferma bellamente che i crociati aiuteranno i portoghesi a prendere Lisbona.

Ha voluto il caso, o è stata piuttosto la fatalità, che queste univoche parole fossero riunite in una sola riga, presentandosi così con la forza di un’iscrizione, sono come un distico, un’inappellabile sentenza, ma suonano anche come una provocazione, come se stessero dicendo ironicamente, Fai di me un’altra cosa, se sei capace.

[…] Per favore, signor revisore, ci dica dov’è che sta la cretinata, l’errore che ci sfugge, è naturale, noi non godiamo della sua grande esperienza, ma sappiamo leggere, lo creda, sì, lei ha ragione, non capiamo sempre tutto, s’immagina subito perché, la preparazione tecnica, signor revisore, la preparazione tecnica, e anche, confessiamolo, a volte ci prende la pigrizia di andare a guardare sul dizionario i significati, è l’unica cosa che ci pregiudica. È una cretinata, insiste Raimundo Silva come se stesse rispondendoci, non farò una cosa simile, e per quale motivo la farebbe, un revisore è una persona seria nel suo lavoro, non scherza, non è un prestigiatore, rispetta quello che è stabilito in grammatiche e prontuari, si basa sulle regole e non le modifica, obbedisce a un codice deontologico non scritto ma imperioso, è un conservatore obbligato dalle convenzioni a nascondere le proprie voluttà, i propri dubbi, se talvolta ne ha, se li tiene per sé, figurarsi se metterà un no dove l’autore ha scritto sì, questo revisore non lo farà.

Le parole che il dottor Jekyll ha appena detto tentano di opporsi ad altre che non siamo riusciti a sentire, quelle che ha detto Mr. Hyde, non ci sarebbe bisogno di citare questi due nomi per capire che in questo vecchio palazzo del quartiere del castello stiamo assistendo a un’altra lotta fra il campione angelico e il campione diabolico, quei due di cui sono costituite e in cui si dividono le creature, ci riferiamo a quelle umane, senza escludere i revisori.

Ma questa battaglia, sfortunatamente, la vincerà Mr. Hyde, si capisce dalla maniera come Raimundo Silva sta sorridendo in questo momento, con un’espressione che da lui non ci aspettavamo, di pura malignità, gli sono scomparsi dal viso tutti i lineamenti del dottor Jekyll, è evidente che alla fine ha preso una decisione, e che è stata quella cattiva, con mano salda tiene la biro e aggiunge una parola alla pagina, una parola che lo storico non ha scritto, che in nome della verità storica non potrebbe essere stata mai scritta, la parola NON, e quello che adesso il libro dice è che i crociati NON aiuteranno i portoghesi a conquistare Lisbona, così è scritto e quindi è diventato verità, anche se diversa, quello che chiamiamo falso ha prevalso su quello che chiamiamo vero, ne ha preso il posto, qualcuno dovrebbe raccontare la storia nuova, e come.

Brano tratto da:
Gabriele Legramandi, Il correttore di bozze. Storia dell’assedio di Lisbona di José Saramago, in Narrami o libro. Quando i romanzi parlano di editoria, presentazione di Roberto Cicala, illustrazioni di Tullio Pericoli, EDUCatt, Milano 2012, pp. [82]-83.


(in "Editoria & Letteratura", editoria.letteratura.it).